pensa che ti pensa

Pensare, nel suo più elevato significato, significa coordinare e riunire la propria conoscenza alla propria ignoranza affinché questo diventi qualcosa di nuovo, trasformato, utile, ed è per questo alquanto difficile. Pensare è perciò diverso da saper pensare sebbene siano sempre lo stesso ed unico “pensare”. Questo processo richiede umiltà, tempo e fatica inizialmente, poi può maturare e sfociare in qualcos’altro di più alto, straordinario, immediato e “facile” che trova espressione in vari modi (a voce, scritto, tramite determinate azioni) o può essere del tutto silente, ma non è mai solo un semplice sì o un semplice no o un semplice silenzio.

Ognuno di noi pensa e perciò innesca questo meccanismo ma pochi sono consapevoli della sua possibile profondità e che si può fare sempre di meglio; spesso ci si sofferma o addirittura ci si arena al suo livello superficiale, istintivo, o tuttalpiù a ciò che si è memorizzato e studiato.

Non è un caso che si dice: “scusami, ho detto delle cose che non pensavo”…

rivelazione questa che mette subito l’individuo sensibile in crisi con se stesso: ma lo pensavo o non lo pensavo?, come ho fatto a dire certe cose? ecc..

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